In questo articolo il focus è sulla comunicazione violenta.
Prima di leggere è utile rispondere alle seguenti domande:
Giudichi dei comportamenti, degli atti, delle reazioni?
O piuttosto l’individuo, la persona che li agisce?
Perché giudichiamo gli altri?
Chi e che cosa giudichiamo?
Spesso la nostra comunicazione è violenta. Tendiamo a giudicare sia noi stessi che gli altri. La nostra comunicazione da Assertiva diventa Aggressiva e quindi “violenta”!
A chi si rivolge la tua comunicazione violenta? Ti sei mai posto la domanda?
Quando giudichiamo, chi giudichiamo? Giudichiamo dei comportamenti, degli atti, delle reazioni? O piuttosto l’individuo, la persona che li agisce?
Per quanto mi riguarda, avevo la tendenza a giudicare la persona globalmente. Non distinguevo l’atto in se dalla persona che lo commetteva. Al contrario identificavo la persona al comportamento agito, addirittura riducendola al suo gesto.
Come un bambino che dice “La mamma è cattiva” piuttosto che rimarcare ciò che la mamma ha fatto di specifico che lui non ha gradito.
Il bambino presente in me, mi portava a ridurre l’altro a ciò che diceva o faceva di riprovevole ai miei occhi. Adottavo una visione binaria delle persone in bianco e nero: uno è gentile, l’altro cattivo…
La complessità? Le sfumature? I grigi? Per me non esistevano.
Perché giudichiamo gli altri? Come possiamo separare i comportamenti dalla Persona?
Un passo decisivo per ridurre la comunicazione violenta e smettere di giudicare (si) è saper separare le persone dai comportamenti che agiscono. Niente è solo bianco o nero.
L’essere migliore può commettere errori così come anche i peggiori possono realizzare azioni magnifiche. Ciascuno di noi è luce e ombra.
Bisogna quindi cominciare a condannare l’atto in se ed il proposito senza giudicare la persona nella sua totalità. A distinguere ciò che ha fatto da ciò che è. A cominciare da noi stessi: ciò che noi siamo non è riducibile ai nostri gesti, comportamenti, parole. Posso essere scontento dei miei comportamenti e cercare di migliorarmi, ma senza condannarmi globalmente mettendo in discussione il valore della mia Persona.
Prima sarò in grado di operare tale distinzione su me stesso, prima sarò in grado di applicarla anche agli altri.
In realtà questa distinzione siamo già in grado di operarla: la maggior parte di noi l’ha già fatto.
Per esempio di fronte ad un bambino che cade o che rovescia del cibo siamo soliti isolare il gesto leggendolo come dovuto ad una fase della sua crescita.
Nello stesso modo, continuiamo ad amare i nostri cari anche se agiscono dei comportamenti che non ci piacciono o ci rivolgono parole offensive. Perché non fare riferimento a queste esperienze per estenderle a tutte le altre nostre interazioni?
E’ una scelta che possiamo fare
L’alternativa è credere che nel mondo esistano i cattivi e i buoni, i giusti e gli sbagliati… atteggiamento che lascia poco spazio all’apprendimento di smettere di giudicare (si).
Allenarsi progressivamente!
Un passo dopo l’altro possiamo trasformare la nostra comunicazione violenta.
Come non si ci batte contro 4 avversari alla prima lezione di Karate, bisogna cominciare da piccoli passi, progressivamente in modo da allenare i nostri “muscoli” che rinforzandosi ci permettono di misurarci con sfide più importanti.
Se leggendo questo articolo ti venisse in mente di cominciare a separare la Persona “Hitler” dai suoi comportamenti, l’esercizio inizialmente sarebbe complicato se non impossibile.
Il mio suggerimento è di cominciare l’allenamento dalle piccole sfide quotidiane.
Esempio:
Una persona ti insulta al semaforo? Ricordati di separare l’insulto (atto) dalla sua Persona. Lei non è il suo insulto! Quindi puoi disapprovare il suo gesto volgare, ma non fermarti e non scendere dalla macchina…prova a separare la Persona (che può essere stressata dopo una giornata di lavoro) dal suo gesto volgare.
Continua a seguire il mio blog e scoprirai nuovi e pratici esercizi che ti aiuteranno a smettere progressivamente di giudicare (ti).
Dott.ssa Francesca Marta Carbotti - Psicologa Psicoterapeuta Coach Milano - Parigi Ordine degli Psicologi della Lombardia n. 03/8008 ADELI n. 759373038 - P.IVA 05559550966 C.F. CRBFNC77B52F205C